Ciclo di arteterapia a Corciano
con i laboratori Città anch'io passato storico e storie personali si incontrano

Nei laboratori del progetto di arteterapia Ti racconto: dal Museo alla Città, il museo e i cimeli in esso contenuti possono costruire un ponte culturale tra il vissuto dei partecipanti alle attività (giovani persone immigrate residenti in Umbria) e la storia del territorio ospitante, superando le barriere temporali. All’Antiquarium di Corciano i reperti archeologici dialogano con il presente e ispirano rappresentazioni grafiche di vario genere.
Ciclo di arteterapia a Corciano
con i laboratori Città anch'io passato storico e storie personali si incontrano
Nei laboratori del progetto di arteterapia Ti racconto: dal Museo alla Città, il museo e i cimeli in esso contenuti possono costruire un ponte culturale tra il vissuto dei partecipanti alle attività (giovani persone immigrate residenti in Umbria) e la storia del territorio ospitante, superando le barriere temporali. All’Antiquarium di Corciano i reperti archeologici dialogano con il presente e ispirano rappresentazioni grafiche di vario genere.
Il ruolo dell’Antiquarium di Corciano nel ciclo di laboratori Città anch’io
Il museo ripercorre la presenza umana in Umbria, dal Paleolitico all’età di Etruschi e Romani. Ospita al suo interno resti di ammoniti e mammiferi, ma anche materiali di uso comune appartenenti a varie età storiche, oggetti votivi, corredi funerari, resti architettonici e di monumenti.
Nel ciclo di incontri di arteterapia Città anch’io, le visite al museo hanno permesso alle persone immigrate di conoscere meglio usi e costumi delle popolazioni locali del passato (in particolare gli Etruschi) e di trovare punti di contatto con il proprio Paese d’origine. Durante i laboratori le loro memorie hanno preso forma, prima visivamente tramite il disegno, poi manualmente modellando l’argilla.
Il ruolo dell’Antiquarium di Corciano nel ciclo di laboratori Città anch’io
Il museo ripercorre la presenza umana in Umbria, dal Paleolitico all’età di Etruschi e Romani. Ospita al suo interno resti di ammoniti e mammiferi, ma anche materiali di uso comune appartenenti a varie età storiche, oggetti votivi, corredi funerari, resti architettonici e di monumenti.
Città anch’io, le visite al museo hanno permesso alle persone immigrate di conoscere meglio usi e costumi delle popolazioni locali del passato (in particolare gli Etruschi) e di trovare punti di contatto con il proprio Paese d’origine. Durante i laboratori le loro memorie hanno preso forma, prima visivamente tramite il disegno, poi manualmente modellando l’argilla.
Per S., 20 anni, ghanese, i vasi all’interno del museo somigliano a quelli che si usano in Africa per trasportare l’acqua. Nel suo disegno, oltre alla figura centrale del vaso, compare un albero molto diffuso nel suo Paese che dà piccoli frutti commestibili, chiamati guava. Poiché producono ossigeno, gli alberi sono ritenuti molto importanti. A sinistra del vaso, una figura umana davanti a un fiume rappresenta l’attività della pesca, che si può praticare solo in un certo punto del corso d’acqua e in giorni precisi. La sua gente nutre un profondo rispetto verso i pesci e li tratta con lo stesso riguardo riservato agli esseri umani. Sopra il vaso ha disegnato una pietra in ricordo di quelle su cui si siedono gli abitanti del suo villaggio quando sono impegnati in qualche attività e una ciotola che si usa per mangiare.


Ispirato dai manufatti ospitati nel museo, A., 20 anni, ha rappresentato un vaso tradizionalmente usato in Africa per bere l’acqua, del quale si serviva da piccolo; ora che è cresciuto e si è spostato in Italia, non l’ha più trovato. Non parla volentieri del suo passato, perché molto doloroso.
G., operatrice, ha riprodotto la statua di un leone funerario presente nel museo. Le ha ricordato una perdita recente, dolorosa e molto vicina a lei. Nel suo disegno, il muso del leone rivolto verso il sole simboleggia la forte presenza della persona scomparsa nella sua vita quotidiana, che continua ad avvertire tuttora.
P., arteterapeuta, ha disegnato il volto immaginario di un’anima protettrice al di fuori del tempo.